A volte viene facile gettare la spugna, dire “non ce la faccio” o “troppa fatica”, ma è proprio lì che comincia il vero lavoro.
NOME
Giulia Pisano
LUOGO DI NASCITA
Casale Monferrato
DATA DI NASCITA
06 giugno 1997
SPECIALITÀ
Kumite
CLUB DOJO
Yudanshakai Casale
MEDAGLIERE
2014
– Camp. It.: 3° kum. sq.
2015
– Tr. delle regioni: 1° kum. sq. / 4° kata ind. sp. / 2° kum. ind. sp.
– Tr. Masina: 3° fukugo sp.
– Coppa Shotokan: 3° kum. sq.
2016
– Tr. delle regioni: 1° kum. sq. / 3° kata ind. jun. / 2° kum. ind. jun.
– Tr. Masina: 3° fukugo jun.
– Heart Cup: 3° kum. ind. jun.
– Camp. It.: 2° kum. jun.
– Coppa Shotokan: 1° kum. sq.
2017
– Tr. delle regioni: 1° kum. sq. / 2° kum. ind. jun. / 2° kata ind. jun.
– Tr. Masina: 1° kum. sq. Naz.
– Camp. It.: 4° kata ind. jun. / 2° kum. ind. jun. / 4° fukugo
– WSKA: 3° kumite sq. sen.
– Coppa Shotokan: 1° kum. sq.
2018
– Tr. delle regioni: 1° kum. sq. / 1° kum. ind. jun. / 3° kata ind. jun.
– Heart Cup: 1° kum. sq. Naz.
– Camp. It.: 1° kum. ind. jun.
– Coppa Shotokan: 3° kum. sq.
Quando e come hai iniziato a praticare karate?
È iniziato tutto in maniera casuale, in quanto mio papà è un appassionato di arti marziali. Un bel giorno, nel lontano 2007, mi portò nel dojo dove mi alleno tutt’ora. Questo lungo amore tra me e il karate dura ormai da 12 anni.
…bisogna sempre provare a mettersi in gioco e sono orgogliosa di dove sono adesso.
Ci parli del tuo Maestro?
Il mio maestro è Valerio Polello della Yudanshakai Casale e mi ha accompagnato sempre lui in questi anni. Mi ha insegnato e mi ha dato molto, anzi, mi sta ancora dando. Tra di noi c’è un bellissimo rapporto di sincerità e di stima reciproca. Sicuramente, mi ha trasmesso i valori della pratica delle arti marziali e in particolar modo del karate: il non arrendersi mai, provarci sempre nelle cose fino a che non raggiungi i tuoi obiettivi, essere forti di cuore e di mente, ma anche che non è importante partecipare, ma vincere e sentirsi soddisfatti di quello che si è fatto, perché le vittorie più belle sono quelle che si ottengono dopo un duro allenamento e sforzo. Lo devo ringraziare, perché è anche merito suo se sono dove sono e perché mi ha trasmesso tutti questi principi.
C’è un motivo per cui hai scelto il Karate Tradizionale?
Non c’è un vero e proprio motivo del perché ho scelto il Karate Tradizionale, è stato casuale, ma sono soddisfatta della mia scelta.
Quando sei diventato agonista e come?
È un aneddoto che mi piace molto raccontare, perché all’inizio io non facevo gare, anzi, facevo giusto quelle della mia società a livello provinciale. Non mi piacevano proprio! Ora invece non posso starne senza ed è un continuo stimolo che mi permette di migliorarmi.
Tutto è iniziato grazie all’insistenza del mio maestro. Quando presi la cintura nera mi propose per l’ennesima volta di provare a fare una gara, ma quella volta era diverso, dato che avrei dovuto fare la squadra di kata agli Italiani insieme a delle mie compagne. Mi sentivo inadeguata per quel posto, perché non avevo esperienza in campo e di certo non era la solita “garetta” provinciale. Così, per cercare di mettermi a mio agio, il maestro mi consigliò di provare a fare delle gare a livello regionale per vedere come sarebbe andata. Quest’ultime andarono bene, ma soprattutto le competizioni kumite, così presi coraggio e intrapresi questa nuova esperienza. Erano gli italiani del 2014 e feci la mia prima vera gara importante, sia di kata sia di kumite, ottenendo un bel 3° posto di kumite a squadre. Di meglio non potevo chiedere. Da lì è iniziata la mia passione per l’agonismo che coltivo ancora oggi. Questo dimostra che bisogna sempre provare a mettersi in gioco e sono orgogliosa di dove sono adesso.
Quanto ti alleni?
Mi alleno nel mio dojo tre volte a settimana più qualche volta a Milano dal maestro Silvio Campari. Quando posso cerco di andare a correre e di fare un po’ di preparazione atletica.
Com’è il rapporto con i tuoi compagni?
Il rapporto con i miei compagni di palestra è molto bello, siamo come una seconda famiglia uno per l’altro e cerchiamo si supportarci e sopportaci in ogni situazione.
Il rapporto, invece, con i ragazze e le ragazze della squadra nazionale è speciale, perché anche se ci vediamo solamente in occasione degli allenamenti il legame che c’è tra di noi non muta mai. Nella squadra ognuno c’è per l’altro.
Il tempo che dedichi agli allenamenti incide nella vita privata, ti “toglie” qualcosa?
Il tempo che dedico ai miei allenamenti non mi toglie nulla in particolare, perché se fai ciò che ti piace non devi fare dei veri e propri sacrifici, ma è un piacere. Certo, ogni tanto quando ci sono delle gare invece di uscire con gli amici mi riposo a casa, ma questo non mi è mai pesato.
L’agonismo, sinceramente, mi ha solo dato e mi ha insegnato che se voglio qualcosa devo combattere per averla e che non è sempre tutto facile. La determinazione è quello che ti fa raggiungere i tuoi obiettivi e grazie a questa riesci a superare tutto.
Lo scoglio personale su cui hai dovuto, o devi ancora, lavorare maggiormente?
Lo scoglio personale su cui ho dovuto lavorare, e lo sto ancora facendo, è il buon uso della testa, perché a volte viene facile gettare la spugna, dire “non ce la faccio” o “troppa fatica”, ma è proprio lì che comincia il vero lavoro. Un esempio potrebbe essere quello di trovarsi davanti l’avversario che non riusciamo mai a battere. La testa è uno di quei fattori che ci permette di superare questo scoglio. Anche gli infortuni si superano, ma è la mente quella che conta e quella che ci permette di ricominciare.
La determinazione è quello che ti fa raggiungere i tuoi obiettivi e grazie a questa riesci a superare tutto.
Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
La mia caratteristica come atleta è quella di essere abbastanza versatile in tutto. Dove c’è bisogno io ci sono, indipendentemente che sia kata o kumite. Sono molto determinata e amo lo spirito di squadra.
In quale specialità ti senti più preparata?
Mi sento più preparata nel kumite, individuale e a squadre, perché è quello che mi appassiona di più, senza però togliere nulla al kata. Il kumite individuale mi permette di esprimere tutta me stessa e tutta la mia grinta nell’incontro che sto affrontando. È quello che mi appaga di più, in quanto siamo solo io e il mio avversario. Mi piace confrontarmi fisicamente sul tatami.
La squadra, invece, mi trasmette una sensazione di sicurezza, ma allo stesso tempo di responsabilità verso le mie compagnie. Se la squadra ha un legame forte sia dentro sia fuori dal tatami, allora questa sarà in grado di affrontare qualsiasi incontro o situazione difficile.
A mio parere, negli ultimi anni sono cambiata e ho cercato e cerco tutt’ora di migliorarmi, questo sicuramente grazie agli allenamenti con la squadra nazionale e, prima ancora, la gavetta fatta per entrare a farne parte.
Qual è per te l’avversario (reale o psicologico) più temibile?
Non mi stancherò mai di dirlo e lo ribadirò fino alla nausea, ma per me l’avversario psicologico più temibile è la nostra mente. La fatica fisica durante l’allenamento è dura da superare, ma se ci imponiamo con la nostra testa anche quella prima o poi passa.
Che cosa pensi ti abbia insegnato il karate, ti ha cambiata?
Il karate mi ha cambiata caratterialmente in meglio. Mi sento molto più sicura di me stessa e delle mie capacità, anche nella vita di tutti i giorni. Mi ha trasmesso l’importanza di perseguire gli obiettivi e di essere determinata in quello che faccio. Inoltre, mi ha insegnato che se c’è un problema non bisogna evitarlo, ma si devono cercare soluzioni alternative per superarlo.
Il ricordo più appagante e quello più spiacevole della tua carriera?
L’esperienza, il ricordo, più bello in assoluto (almeno finora), nella mia piccola carriera agonistica, è stata sicuramente la medaglia mondiale ottenuta nel 2017 con la squadra di kumite femminile senior (insieme a Martina Bocci e Alessandra Dell’Aquila).
Era la mia prima esperienza internazionale e ottenere quel terzo posto in una gara di kumite è stato fantastico! Anche perché non credo che siano molte le medaglie ottenute dal kumite femminile nel circuito Eska.
L’episodio più spiacevole è stato quando mi sono “strappata” il muscolo posteriore della coscia e sono dovuta stare per qualche tempo ferma con gli allenamenti e lo stesso per colpa di una distorsione alla caviglia.
Hai un aneddoto, un episodio del tuo percorso agonistico, che ti piacerebbe condividere?
L’anno appena trascorso è stato ricco di emozioni e di belle esperienze agonistiche. Sicuramente, l’episodio più significativo è stato diventare campionessa italiana per la prima. A ruota segue anche la mia prima avventura europea (avvenuta in Serbia) nel circuito Eska, a novembre del 2018.
Che rapporto hai con il web?
Mi piace utilizzare il web, i social e anche YouTube per vedere i vari atleti che ci sono nel mondo del karate. È interessante osservare un certo tipo di allenamento oppure vedere delle gare senza essere fisicamente sul posto. Permette di ampliare le proprie conoscenze e di ricevere risposte immediate a eventuali dubbi. Mi piace molto guardare i video di kumite anche del ranking sportivo.
Ti piacerebbe essere un’atleta professionista?
Certo che mi piacerebbe, ma non ne ho la stretta necessità.
La mia caratteristica come atleta è quella di essere abbastanza versatile in tutto.
Che cosa pensi dell’entrata del karate alle Olimpiadi nel 2020?
Il karate alle Olimpiadi penso che sia una bella occasione per mostrare ad ancora più persone il mondo del karate. I più inesperti di questa pratica potranno osservare che il karate non è quello che si vede nei film, ma è ben altro. C’è tutta un’arte dietro, tramandata da anni. Inoltre, apre le porte a molti ragazzi che l’hanno desiderato ed è certamente il coronamento della carriera di un atleta professionista. Potrebbe invogliare anche nuovi bambini o ragazzi a incominciare a praticarlo.
Cosa vedi o come immagini per il tuo futuro?
Il mio futuro me lo immagino con un lavoro che mi soddisfi e che mi permetta di continuare la passione che porto avanti da tanti anni, ovvero il karate. Per il resto non mi faccio troppe domande su cosa o come vedo il mio futuro. Mi piace pianificare, ma allo stesso tempo cerco di pensare a come affrontare il presente.